Il
12 aprile del 1972, la storia ha registrato l’inizio della gloriosa lotta alla
dittatura militare e per la difesa della democrazia e dei diritti del popolo
brasiliano: la Guerriglia dell’Araguaia, uno dei capitoli più significativi
delle lotte per la libertà nel paese.
Il regime dittatoriale imposto dai militari attraverso il
golpe del 1964 immediatamente aveva acquisito caratteristiche fasciste. Si
avviò un periodo sinistro durante il quale la dittatura praticava persecuzioni
politiche, torture e assassini su larghissima scala. Soprattutto nelle città,
una semplice riunione o un’innocente rivendicazione popolare, era punita con
prigionie arbitrarie e con violenze spaventose. La dittatura si basava su una
parola: Terrore.
Ai tempi della più intensa caccia ai cosiddetti sovversivi,
il Brasile visse il periodo più difficile della sua storia. Inizialmente con
banali scuse e in seguito senza nemmeno quelle, le forze di polizia e i
militari rapivano e sequestravano studenti, professori, artisti e chiunque
provasse anche solo a esprimersi contro la dittatura.
I prigionieri venivano portati nelle caserme e sottoposti
alle torture con scosse elettriche, percosse e altre forme di maltrattamenti.
Alle sessioni di tortura partecipavano anche agenti della CIA che eseguivano esperimenti sui prigionieri politici.
Al mondo tante sono le storie di crimini rimasti impuniti,
ma forse nessuno è così eclatante e scandaloso come quello dei Desaparecidos. Lo scopo del governo era
di terrorizzare la popolazione; nessuno avrebbe più parlato per paura di “scomparire”
o peggio di vedersi rapire sotto gli occhi, un proprio caro. È difficile, forse
impossibile, descrivere il dolore di chi ha visto una persona della famiglia
oppure un amico “scomparire”.
Il Desaparecido è
il personaggio principale, l’antagonista della repressione scatenata dalle
forze dell’ordine durante i ventuno anni di dittatura militare in Brasile.
Quando,
nell’aprile del 1964, i militari deposero il presidente João Goulart e si
impadronirono del potere, in realtà andavano proseguendo una lunga tradizione
repressiva risalente ai secoli precedenti. Ancora prima della proclamazione
della Repubblica e durante l’epoca schiavista, si erano già registrati
innumerevoli episodi di partecipazione dei militari alla repressione delle
lotte popolari.
L’esperienza
del popolo brasiliano in ambito rivoluzionario è grande e corre parallela alla
nascita del militarismo che, oltre a essere disumano, è il sistema più
inadeguato per arrivare alla vera democrazia.
Il
Brasile, come altri paesi dell’America Latina, si trovò a vivere sotto un
regime antinazionale e antipopolare, appoggiato e sostenuto dall’imperialismo
nordamericano. Non esisteva altra scelta che quella di lottare. La resistenza
armata dell’Araguaia fu la risposta dei comunisti a quel regime di terrore che
opprimeva la nazione.
Con
la Guerriglia dell’Araguaia venne riaffermato, con coraggio, uno dei principali
contributi del PC do B (Partido Comunista
do Brasil) alla storia brasiliana: la lotta contro la dittatura e il
governo autoritario e la sua fedeltà alla causa democratica. Quella lotta costò
al PC do B e alla nazione le valorose
vite di decine e decine di militanti, uomini e donne, in maggioranza giovani,
caduti in combattimento nelle selve della foresta Amazzonica o, in maniera
vigliacca, assassinati dopo la cattura.
Lo
scenario dell’epopea, strategicamente scelto, fu la regione che ha come
riferimento le città di Marabá, Sud dello Stato di Pará, e Xambioá, antico Nord
di Goiás, oggi Tocantins. Verso questa regione, dal 1966, si trasferirono più
di sessanta militanti e dirigenti del PC
do B. Vivevano e lavoravano, fianco a fianco, con l’abbandonata popolazione
locale, il popolo della foresta. Organizzarono i nuclei popolari dell’ULDP,
Unione per la Libertà e per i Diritti del Popolo, il cui programma sintetizzava
le aspirazioni della gente sofferente dell’Araguaia.
Il
12 aprile del 1972, gli abitanti dell’Araguaia vennero sorpresi da un attacco
delle Forze Armate. I militanti del PC do
B, avendo conquistato il rispetto e l’adesione della povera gente della
regione, costituirono allora le Forga,
Forze guerrigliere dell’Araguaia, e diventarono protagonisti di un’eroica
resistenza. I militari erano sicuri che la vittoria sarebbe stata facile.
Grandissimo inganno. Le forze ufficiali organizzarono tre spedizioni di
accerchiamento e annientamento nelle quali furono impiegati più di diecimila
soldati e un sofisticato apparato bellico.
Nonostante
la differenza delle forze messe in campo, delle atrocità commesse contro i
guerriglieri e il popolo, le Forze guerrigliere uscirono vittoriose dalle due
prime spedizioni, capitolando soltanto nel 1975, dopo tre anni di operazioni
belliche.
Nonostante
sconfitta militarmente, la Guerriglia si consacrò vittoriosa dal punto di vista
politico e storico. La fine del regime militare, nel 1985, fu dovuta,
soprattutto, alla resistenza portata avanti dal popolo brasiliano già dai primi
momenti successivi al golpe del 1964 e che ebbe nell’Araguaia la massima
espressione. Dopo l’episodio dell’Araguaia, la lotta per i diritti del popolo,
soprattutto dei poveri della campagna per un pezzo di terra da coltivare,
guadagnò forza e spinta.
La
resistenza dell’Araguaia appartiene alla storia. Nel contesto di una dittatura
che seppellì la democrazia e che usò la violenza e il terrore contro il popolo,
quella dimostrò di essere una battaglia giusta e necessaria.